Aperitivo: da Ippocrate alle Langhe il rituale che unisce tutti

Aperitivus: colui che apre.

A conferma del fatto che il latino non è una lingua morta, basta prendere un calice in mano prima dei pasti ed eccolo lì: l’aperitivo. Prima di pranzo o prima di cena, apre danze e stomaco e rappresenta ormai uno dei più tradizionali momenti di convivialità.
Ma quando nasce l’aperitivo?

Come moltissime buone idee che abbiamo fatto nostre, l’origine va ricercata nell’antica Grecia.
Siamo nel IV secolo A.C e Ippocrate, medico e geografo, notò che la somministrazione di bevande aromatiche, amare e alcoliche, giovava agli inappetenti.
Dal vino aromatico ellenico, con fiori di dittamo e artemisia absinthum, alle tavole romane, l’aperitivo è diventato nei secoli decisamente più conviviale che curativo.



Bisogna aspettare il medioevo, con lo scambio commerciale di spezie da tutto il mondo, per avvicinarci all’idea di vino aromatico che intendiamo oggi.
Come il rito vero e proprio dell’aperitivo, anche la sua preparazione implica un continuo scambio.
Il sapore più ricercato è l’amaro, bitter, per l’appunto, che stimola lo stomaco e non appesantisce.

È il 1786 quando Antonio Benedetto Carpano imbottiglia il primo vermouth, a Torino. Il Piemonte è da sempre una terra di preziosi vini bianchi e i primi lotti di prodotto avranno come base il Moscato, il classico dei vini dolci. Il Vermouth è l’esito di un’evoluzione storica e geografica, esaltata dalle sapienti mani dei distillatori e dei liquoristi piemontesi.

Alla degustazione liscia si affianca ormai d’abitudine la consumazione di cocktail che esaltano questi vini amaricati, chiamati ‘’americani” per storpiatura, ma che sono assolutamente autoctoni e pregiati.

Dietro ogni etichetta si scoprono famiglie, scambi, cultura del bere, studio e selezione di prodotti a certificare che la qualità si costruisce: sulle bottiglie, non si scherza.
I tavolini si riempiono di avventori che si preparano ai pasti in compagnia, spesso amando il momento dell’aperitivo al punto da traslarlo in cena.
È così che nel Nord Italia nasce il termine “apericena”, divisivo per il mondo dei locali, tra chi lo esalta e ne fa il suo cavallo di battaglia e chi sostiene sia deleterio per la qualità del servizio e dei prodotti.

Insomma: purché se ne parli, l’aperitivo è presente nella nostra cultura fino al midollo e nemmeno il lockdown e un’intera pandemia globale hanno impedito agli italiani di goderne, sia pur in remoto.

E non risulteremo superbi nel dire che tra tutte le location che si possono scegliere, le Langhe sono indubbiamente uno degli scenari migliori a fare da sfondo a un buon calice, qualche stuzzichino di prodotti locali e una buona compagnia.

Che ci sia musica o meno, che ci siano amici o colleghi o una noiosa riunione di lavoro, l’aperitivo mette d’accordo tutti. Come le Langhe e come le sere d’estate.