Un racconto lungo quattro portate: Sinfonia di Sapori
Quando è nata l’idea di Italian My Food, era già evidente che il progetto non si sarebbe limitato alla produzione di piatti di alta qualità, ma anche alla loro narrazione.
A tavola non portiamo solo un prodotto, ma la sua storia, la storia di chi lo lavora, del territorio, delle sue origini.
Le foodbox di Italian My Food, al loro interno, contengono delle schede con le curiosità e i cenni storici dei piatti ordinati.
Il valore aggiunto di una cena in ristorante è anche l’interazione e per quanto un delivery mai sostituirà quelle sensazioni, di quel racconto abbiamo ancora bisogno.
Nel menu di questo mese, ad esempio conosciamo la storia degli asparagi, dall’inizio della loro coltura in Mesopotamia più di 2000 anni fa, scopriamo le loro proprietà depurative e vitaminiche, per alcuni popoli addirittura afrodisiache.
Abbiamo scoperto che il clima piemontese li fa spuntare in primavera, e che quando li troviamo in tavola, significa che l’inverno è finito.
E questo era solo l’antipasto.
Passiamo al primo? Lasagna di verdure di stagione.
E qui lasciamo la parola al nostro chef, perché il trucco c’è e si vede.
Gli ingredienti sono acciughe, aglio e verdure fresche. Ricorda qualcosa?
Un piccolo omaggio alla “bagna caoda”, letteralmente “salsa calda”, ma le verdure sovrastano la versione più soft e ingentilita del piatto tradizionale e una sfoglia di pasta fresca racchiude la cottura dei broccoli, delle patate e dei porri in un fagottino.
Scopriamo che per quanto il tartufo spadroneggi tra le punte di diamante della cucina langhetta, il cappone si difende a testa alta.
La carne tenera e prelibata di questo pollo, castrato per la necessità dei contadini di avere un solo gallo all’interno del pollaio, è descritta ne I Promessi Sposi come regalo di tutto rispetto per l’Azzeccagarbugli. Il tartufo nero, sulla polpa morbida, completa un secondo piatto che si appoggia su un letto di salsa di sedano rapa e cavolfiore croccante.
A questo punto del pasto si raggiunge quel momento per cui, anche sazi, uno spazio c’è sempre: il dessert.
Per questa primavera un po’ ibrida, i marron glacé attraversano l’autunno, saltano l’inverno e tornano a piè pari in primavera, con una versione fresca e dalle origini storiche franco-piemontesi, per dare spazio ai necessari dubbi di paternità.
E allora che mousse di marron glacé sia e ci accompagni alla fine di questo viaggio tra le curiosità, i fornelli del nostro chef e i sapori in equilibrato contrasto tra di loro, con un finale che va servito freddo in una tavola che speriamo possiate scaldare con la giusta compagnia.